Integratori vari
Androstene | |
Melatonina | Fucus Vesiculosus |
Cellulite |
(articoli del Dott. Luca Grossoni)
Alcuni studi (1-2) sembrano aver dimostrato che una somministrazione in acuto di Tribulus abbia stimolato un incremento dell'ormone luteinizzante (LH), rilevando un incremento del 30% circa di Testosterone endogeno, asserendo che la somministrazione non influisce nel tempo sulla normale produzione di GH.
Da altre fonti più attendibili (Mauro G. Di Pasquale e altri) e' cosa oramai risaputa che l'organismo NON e' in grado di convertire le Saponine in Testosterone. Un certo numero di ditte di prodotti derivanti da piante ed erbe (compresi gli estratti di Yohimbine Bark, Smilax Officinalis Spitonus, Serenoa Serrulata, Sarsaparilla e supplementi di Excalibur) e preparazioni omeopatiche hanno usato pubblicità ingannevoli dichiarando in alcuni casi che i loro prodotti o contengono testosterone naturale o hanno la capacità di aumentare la produzione di testosterone naturale, e quindi sono un sostituto per gli steroidi anabolizzanti. Il fatto è che né le piante, né le erbe (con una sola eccezione - tartufi che contengono Androst- i 6-en-3 olo, un composto trovato anche nei testicoli di maiali e nel sudore ascellare umano, ma senza attività androgenica o anabolizzante contengono testosterone o alcun derivato che il corpo umano può trasformare in ormoni androgenici. Gli steroidi contenuti nei prodotti delle piante sono steroli di piante (utilizzabili dalle piante ma non dagli esseri umani - noi non abbiamo i sistemi enzimatici necessari per convertire questi steroli in androgeni attivi) e non steroidi anabolizzanti. Questi steroli di piante sono usati naturalmente da ditte di ormoni (quelle che producono ormoni da essere usati per le pillole anticoncezionali ed ormoni anabolizzantilandrogenici) come materia prima che essi purificano in ormoni attivi biologicamente - vedere la sottostante sessione sulla produzione di ormoni steroidei. Quindi le ditte ed i distributori dei sopracitati supplementi di piante,
reclamizzando che i loro prodotti contengono testosterone o che aumentano la produzione naturale del testosterone (sia deliberatamente che ignorantemente) confondono la materia prima (che i nostri corpi non possono usare), con il prodotto finale (che possiamo usare).
Bibliografia:
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2. "Steroidal glycosides from Tribulus terrestris."Wo G, Jiang S, Jiang F, The D, Wo H, Jiang 5 Phytochemistry 42(6): 1677-1681 (Aug 1996)
La Carnitina e' un aminoacido NON essenziale. All'interno dell'organismo, la carnitina viene sintetizzata nel fegato e nella dieta viene assunta attraverso il consumo di carne. Non si trova invece nelle proteine vegetali. L-carnitina come prima accennavo non è un amminoacido essenziale. Questo aminoacido, prodotto della rapida conversione della lisina e della metionina, ha dimostrato di possedere un certo numero di proprietà terapeutiche. Per il processo di conversione è indispensabile la presenza di vitamina C in quantità sufficiente (fino a 2gr. di'). La produzione di carnitina è particolarmente favorita dall'ingestione di lisina, rispetto ad altri amminoacidi precursori della carnitina, quali treonina e triptofano. Si ritiene che gli uomini abbiano una maggiore esigenza di carnitina rispetto alle donne: nel sangue degli uomini è presente un maggior contenuto di carnitina, che è stata riscontrata in quantità elevate negli epididimi dei testicoli. La carenza di lisina negli animali è causa di sterilità, in conseguenza della perdita di motilità dello sperma. Secondo Bland, benché la carnitina non sia una vitamina, può comunque essere considerata una sostanza nutritiva essenziale sia per i neonati, che non sono ancora in grado di sintetizzarne una quantità sufficiente, sia per gli adulti, quando la capacità di convertire metionina o lisina in carnitina è geneticamente limitata. E' stato dimostrato che la carnitina svolge un ruolo importante nel metabolismo dei grassi e nella riduzione dei trigliceridi. Somministrando ogni giorno da 1 a 3 g di carnitina si ottiene l'ossidazione dei trigliceridi. Questa caratteristica rappresenta un prezioso potenziale in svariate condizioni patologiche, quali claudicazione intermittente, problemi di circolazione negli arti superiori e inferiori, infarto miocardico e disturbi renali. La carnitina provvede al trasferimento degli acidi grassi attraverso le membrane dei mitocondri (sedi di produzione energetica in tutte le cellule dell'organismo), dove vengono utilizzati come fonte di energia. Si ritiene che la somministrazione di carnitina possa avere degli effetti benefici anche in altre condizioni patologiche, quali distrofia muscolare, distrofia miotonica, distrofia muscolare progressiva scapolo-omerale e del cingolo pelvico, poiché in questi casi si verifica una perdita di carnitina nelle urine e quindi si verifica un maggiore fabbisogno. L'uso di carnitina nella stimolazione del metabolismo dei grassi può produrre dei risultati positivi in casi di obesità. Poiché, grazie all'uso di carnitina i grassi sono più mobili e la oro eliminazione più rapida, è logico aspettarsi dalla ricerca un'applicazione clinica in questa direzione. La carnitina si è dimostrata utile anche in casi di chetosi (accumulo di scorie acide nel sangue) in individui che seguono un regime alimentare che favorisce l'accumulo nel sangue di corpi chetonici o di prodotti di degradazione dei grassi. Una tale situazione può causare l'acidificazione del sangue, e quindi la perdita di calcio, magnesio e potassio, e può avere conseguenze mortali. sul metabolismo dei grassi richiede la presenza di una quantità adeguata di carnitina; sembra che la presenza inadeguata di vitamina C provochi un deficit di carnitina.
Usi terapeutici
Utile nel trattamento di alcune forme di sterilità.
Riduce eccessi di trigliceridi nel sangue.
Risulta utile ad esempio in caso di cellulite.
Utile nel trattamento di disturbi circolatori.
Riduce la sensazione di affaticamento e debolezza muscolare.
Utile nei trattamento dei fegato grasso e dei danni epatici prodotti dall'alcool.
Può essere utile (con altre sostanze nutritive) per aumentare la tolleranza al glucosio nei diabetici.
Utile anche nel trattamento dei disturbi cardiaci (specialmente ischemia miocardica, ossia carenza di ossigeno nel muscolo cardiaco), della distrofia muscolare e di altre miopatie e malattie neuromuscolari, nonché dell'obesità.
Rischi ed effetti collaterali
In esperimenti sulla somministrazione di carnitina, nei due terzi dei pazienti trattati con questa sostanza si sono evidenziati effetti collaterali a livello gastrointestinale o l'intensificazione degli odori corporei; i sintomi sono scomparsi o diminuiti somministrando un dosaggio più basso. L'integrazione della carnitina come aiuto ergogeno ha mostrato risultati variegati. Per esercizi submassimali (a bassa intensità), la carnitina sembra avere poco o nessun valore nell' aumentare la performance. Tuttavia, la somministrazione di L-carnitina sia in acuto (immediatamente prima dell'esercizio fisico) che in cronico (7 giorni di dosi giornaliere) a dosi superiori ad 1 gr./giorno è stata associata ad alcuni benefici nel metabolismo e nella performance dell'esercizio, quando questo era sufficientemente intenso. In alcuni studi, ma non in tutti, che misuravano questi parametri, sono stati osservati, durante l'esercizio, una diminuzione della frequenza cardiaca per un dato carico di lavoro, un migliorato VO2max, un migliorato uso dei lipidi come carburante e la stabilizzazione delle fluttuazioni del metabolita della carnitina. Cinque studi hanno riportato un miglioramento della performance dell'esercizio fisico dopo integrazione della carnitina (disponibili). Due studi non hanno evidenziato variazioni nella performance dell' esercizio fisico. Uno di questi studi potrebbe non riprodurre, in una seconda prova, i risultati iniziali sull'aumento del tempo dell'esercizio submassimale. Quindi, è evidente che prendendo semplicemente molti grammi di L-carnitina al giorno non si migliorerà automaticamente la performance dell'esercizio di una quantità misurabile.Il fatto che alcuni studi abbiano mostrato effetti ergogeni vuol dire che la carnitina può essere efficace in alcune condizioni ma non in tutte. Questa conoscenza, associata alla sicurezza di grandi dosi di carnitina, indica che sono giustificate ulteriori ricerche sugli effetti dell'integrazione della carnitina sugli atleti. Un logico allargamento delle attuali ricerche è quello che intende determinare quali tipi di esercizio fisico, quale dosaggio della carnitina e quale stato d'allenamento degli individui potrebbero dare effetti ergogeni riproducibili. Ancora, non sono stati studiati gli effetti combinati dell'integrazione della carnitina, dell'esercizio fisico e di una dieta povera di grassi, rispetto a quelli dell'esercizio fisico e di una dieta povera di grassi, sulla percentuale di grasso corporeo di uomini allenati o non. Questa potrebbe rappresentare un'altra applicazione pratica dell'integrazione di carnitina, basata sui risultati conosciuti sino ad oggi. E' necessaria una certa attenzione per quanto concerne la forma di carnitina usata per l'integrazione. La DL-carnitina, che è molto meno costosa della L-carnitina, ha evidenziato la capacità di causare debolezza muscolare. Per questo motivo, la DL-carnitina è oggi meno disponibile come integratore. In studi futuri dovrebbe essere usata solo la L-carnitina in modo da evitare la potenziale tossicità della forma D. Di particolare interesse è l'uso della carnitina in pazienti con gravi malattie cardiovascolari o polmonari. L'integrazione della carnitina non è stata mai associata ad effetti collaterali o interazioni con le terapie convenzionali ed ha aumentato la performance fisica di questi pazienti in maniera riproducibile. Numerosi studi suggeriscono che l'integrazione della carnitina può migliorare la compliance dei pazienti verso un programma di esercizi fisici prescritto per loro o ridurre i sintomi del dolore dovuto all'esercizio. Naturalmente, prima di prendere la decisione di somministrare carnitina ad alcuni pazienti dovrebbe essere richiesto il consiglio del medico.
La carnitina è promettente come aiuto ergogeno per esercizi fisici intensi.
In persone sane la supplementazione di carnitina non sembra avere effetti benefici consistenti sulla capacità di esercizio (Brass, 1998).
Alterazioni nel metabolismo della carnitina dovute all'esercizio fisico mostrano una chiara dipendenza dall'intensità e dal carico di lavoro. Una bassa intensità, un esercizio submassimale (50% del carico di lavoro soglia del lattato o 30-40% del VO2max) con una durata da 3 a 60 minuti non variano i livelli dei metaboliti della carnitina nelle biopsie muscolari. Tuttavia, durante e dopo esercizio fisico di intensità più alta (dal 60% al 90% del VO2max o carico di lavoro tra la soglia del lattato e la capacità di lavoro massimale), sono stati visti, dalle biopsie muscolari, una diminuzione della carnitina libera ed un aumento delle acilcarnitine. Quindi, il metabolismo della carnitina (omeostasi) è alterato in primis dall'esercizio fisico estenuante e con minore efficacia da un esercizio fisico leggero. In altre parole, i livelli normali di carnitina nel muscolo sono sufficienti per fornire abbastanza acidi grassi per le vie di produzione mitocondriale di energia durante l'esercizio fisico di bassa intensità. Tuttavia, l'esercizio fisico estenuante determina una domanda metabolica sulla funzione della carnitina. In questi casi, è ipotizzato che la carnitina esogena possa facilitare molto l'entrata di acidi grassi nei mitocondri e/o altre funzioni che determinano una produzione più duratura e più grande di energia muscolare. Questi dati sul metabolismo della carnitina nell'esercizio fisico dovrebbero essere tenuti a mente quando si interpretano i risultati degli studi sulla integrazione di carnitina.
Hiatt, W. R., Regensteiner, J. G., WoIfeI, E. E., Ruff, L., and Brass, E. P., Carnitine and acylcarnitine metabolism during exercise in humans.
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Sahlin, K., Muscle carnitine metabolism during incrementai dynamic exercise in humans, Acta Physiol. Scand., 138, 259, 1990.
Constantin-Teodosiu, D., Carlin, J I., Cederblad, G., Harris, R. C., and Hultman, E., Acetyì group accumulation and pyruvate dehydrogenase activity in human muscle during incrementai exercise, Acta Physiol. Scand., 143, 367, 1991.
Integrazione della Carnitina ed Esercizio Fisico:
Una rassegna di studi sull'integrazione della carnitina e performance fisica ha trovato che da 1 a 6gr. giorno di carnitina integrativa per periodi fino a 6 mesi hanno aumentato consistentemente i livelli plasmatici di carnitina totale senza apparenti effetti tossici o dannosi. Marconi e coll. in uno studio randomizzato crossover in cieco semplice, hanno somministrato 4gr. giorno di L-carnitina a 6 marciatori di lunghe distanze, allenati. I livelli serici di carnitina totale, libera ed esterificata sono aumentati significativamente dopo integrazione della carnitina, suggerendo che sia avvenuto un assorbimento nel tessuto. Il potere aerobico massimale (VO2max) era leggermente aumentato (6%), ma lo è stato significativamente dopo l'integrazione della carnitina. Gli autori hanno indicato un più basso rapporto acetil CoA/CoA causato dal fatto che la carnitina può stimolare la piruvato deidrogenasi, aumentando il flusso del ciclo del TCA e quindi migliorando il VO2max. Non è stato toccato l'accumulo di lattato durante i due tipi di lavoro supramassimale (anaerobico). Cosa importante, i valori del quoziente respiratorio sono rimasti invariati, indicando che l'eccesso di carnitina non ha aumentato l'utilizzo di acidi grassi a catena lunga. Questa affermazione ha confermato i resoconti che dicono che l'ossidazione del grasso, in atleti allenati, non è limitata dai fattori che regolano l'utilizzo dei lipidi (per esempio, la carnitina). Uno studio francese citato da Marconi ha affermato che 4.8 gr. di L-carnitina al giorno per 3 settimane hanno raddoppiato la durata di un esercizio fisico di resistenza submassimale (80% del VO2max) con una significativa diminuzione del quoziente respiratorio.
Approfondimenti bibliografici
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- Per quanto riguarda spunti sul trattamento dell'obesita' e della "cellulite" con L-Carnitina:
Gli amminoacidi e i loro effetti sulla nostra salute. Tecniche nuove. Milano
Aminoacidi per la vita. A tribute to Linus Pauling. Adolfo Panfili. Ernesto Carpintieri Editore. Roma
Oltre gli steroidi anabolizzanti. Mauro G. Di Pasquale. Ciccarelli Sandro Editore
Androstene
La tollerabilità del principio attivo nelle somministrazioni in acuto (cioè dosi uniche di parecchi mg.) non ha causato particolari "scompensi" negativi all'equilibrio fisiologico, ma neppure risultati particolarmente tangibili; alcuni test sembrano aver confermato un aumento di Testosterone endogeno dopo l'assunzione in acuto di 400mg. di 4-androstene 3,17-dione. Voglio pero' aggiungere che il picco di Testosterone e' "durato" nella magg. parte dei casi solamente 45min. impedendo fisiologicamente un qualsiasi "lavoro" di concreto guadagno sulla massa muscolatura e composizione corporea. Sembra pero' che la prestazione abbia avuto dei miglioramenti in questo arco di tempo. Il tutto e' comunque molto soggettivo.
Riguardo le somministrazioni in cronico (7gg. su 7 x det. periodi) sembra che qualche risultato lo abbia confermato. La somministrazione di "norma" deve essere in forma piramidale e cioè da 100mg./di' la 1a sett. fino a 400/600mg./di' nella sett. centrale, per poi scendere progressivamente ai 100mg./di' per l'ultima sett.
19-norastenedione:
la sostanziale differenza sta nel fatto che tale sostanza sembra possedere un emivita sensibilmente + longeva rispetto all'androst.; in pratica rimane in circolo + tempo con i conseguenti "auspicati" risultati sulla composizione corporea e sulla performance.
La teoria è questa, ma in realta' il problema e' veramente complesso in quanto gia' l'assunzione orale di queste sostanze in alcuni casi ne preclude la "funzionalita'" a causa del lungo tragitto per l'assimilazione, delle possibili interazioni con i succhi gastrici ed eventuale cibo. Nell'ipotetico caso di un assimilazione certa, siamo trasportati in una seconda fase di dubbio e cioe' se il "nostro" livello di testosterone si alzera' e se l'eventuale innalzamento verra' "fissato" dalla muscolatura per quei famosi 45 min. "testati". Come vedi le incognite sono molteplici e le interazioni bisognose di una sperimentazione se non scientifica almeno personale. Con un'assunzione piramidale per 5/6 sett. da 350mg.(1 caps. Androplex 700 die) fino a 2100mg. (6 caps. Androplex 700 die frazionate) per poi scendere ancora ad 1 caps., effettivamente qualcosa e' avvenuto:
un'incremento della prestazione, sia aerobica che anaerobica;
una diminuzione della % di grasso corporeo (Fit Comp dal 7.5% al 5.8/6%);
un "innalzamento" della libido;
effetti comparabili all'assunzione di 3gr. die frazionati di L-Carnitina per 30/40gg.
Bibliografia:
"The in vivo conversion of dehydroepiandronsterone (sarebbe il DHEA) and androstenedione to testosterone in the human." V.B. Mahesh and R.B. Greenblatt, Acta Endocrinologica 41: 400406(1962)
"The in vivo metabolism of androgens by muscle and adipose tissue of normal men." Longcope C, Pratt JH, Schneider Sh, Fineberg SE Steroids 28 (4): 521-533 (Od 1976)
"Molecular genetics of androgenic 17 beta-hydroxysteroid dehydrogenases" Andersson 5. 5 Steroid Biochem MOL Biol 55 (5-6): 533-534 (Dee 1995)
Approfondimenti si possono fare a: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/
CLA
Acido linoleico coniugato (coniugated linoleic acid). I primi studi (sugli animali) indicavano un lieve effetto anticatabolico che NON si riscontro' negli studi sull'uomo sano. Sono stati evidenziati alcuni miglioramenti sotto il profilo della composizione corporea SOLO in soggetti (umani) con un apporto calorico come lipidi inferiore all'8/10%; casistica peraltro molto ristretta. Personalmente con una somministrazione di 3gr. di' frazionati per 2 mesi non ho riscontrato nessun particolare miglioramento, ne' come prestazione fisica, ne' come composizione corporea. L'unico miglioramento ottenuto di minore importanza e' stato un aspetto + sano della pelle e dei capelli dovuto probabilmente agli stessi acidi grassi polinsaturi. Il costo comunque non giustifica quest'effetto secondario. Le uniche sperimentazioni sull'uomo che hanno dato riscontri positivi sulla composizione corporea e sulla prestazione sono stati curati da Cureton che somministro' con successo dell'acido linoleico, della vit. E, dell'Octacosanolo, della colina ed un aggiunta di metabolizzatori quali vit. e min. ( Cureton; The phisiological effects of wheat germ oil on humans on exercise. 1972 )
Approfondimenti si possono fare a: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/
La chimica della melatonina
La melatonina viene prodotta a partire dal triptofano, un aminoacido essenziale che il corpo umano non è in grado di sintetizzare e che deve essere quindi introdotto nell'organismo con il cibo. Il triptofano è comunque presente in una grande varietà di alimenti. Il triptofano che il corpo consuma durante il giorno viene trasformato in serotonina, una sostanza chimica molto importante per il cervello e che influisce sull'umore. La serotonina, a sua volta, viene poi trasformata in melatonina attraverso un processo chimico che avviene con maggior vigore durante la notte. Il nome chimico della melatonina è N-acetil-5-metossi-triptamina. La melatonina viene prodotta naturalmente nella ghiandola pineale, nella retina e nell'intestino, dove è possibile che venga sintetizzata in quantità maggiori rispetto a quanto si è sempre pensato. Nella ghiandola pineale il triptofano viene trasformato in serotonina mediante 5-idrossilazione e decarbossilazione. Attraverso un enzima detto serotonin-N-acetil-transferasi (NAT) alla serotonina viene aggiunto un gruppo acetilico. Si ritiene che il NAT sia l'enzima che controlla la velocità di reazione o, in altri termini, che la quantità di melatonina prodotta dipenda dall'attività di questo enzima. L'attivazione del NAT dipende non soltanto dai segnali indotti dalla luce che colpisce la retina, ma anche da altre informazioni trasmesse da altre parti del cervello. La vitamina B6 è una sostanza che coadiuva l'azione del NAT e spesso viene aggiunta nei preparati (pillole o compresse) a base di melatonina. Il motivo non è chiaro, poiché mettendo a disposizione dell'organismo melatonina già sintetizzata non vi è alcun motivo di aggiungere la vitamina B6. All'acetilazione della serotonina segue poi l'aggiunta di un gruppo metilico che porta alla melatonina. Quando ai ratti e ai polli si somministra una dose elevata di triptofano, i livelli di melatonina nel sangue aumentano (Huether, 1992). È probabilmente per questo motivo che l'assunzione di triptofano induce sonnolenza. Alcuni anni fa il triptofano era un integratore venduto liberamente negli Stati Uniti. Purtroppo una partita di questa sostanza proveniente dal Giappone era contaminata da una tossina che causava una malattia detta sindrome da eosinofilia-mialgia. Oltre mille persone si ammalarono e vi furono anche alcuni decessi. In via cautelare, la FDA tolse il triptofano dal mercato fino a quando non si fossero rese disponibili ulteriori informazioni. Ora sappiamo con certezza che la causa della malattia non fu il triptofano stesso, bensì la tossina. Da allora, il triptofano non è più disponibile come prodotto da banco. La melatonina viene metabolizzata e si trasforma in composti molto interessanti, tra i quali la 5-metossi-triptamina. Questa sostanza chimicapotrebbe giocare un ruolo nell'induzione del sonno REM, caratterizzato da sogni intensi. La 5-metossi-triptamina viene ulteriormente metabolizzata in N,N-dimetil¬ 5-metossi-triptamina e in altre triptamine. Il cervello produce le proprie sostanze allucinogene che innescano l'attività onirica.
La melatonina e' considerata utile come:
- potente antiossidante
- rafforzamento del sistema immunitario
- longevità
- insonnia
- nel jet lag
- nel lavoro notturno
- per l'umore
- nel ciclo circadiano
- ritmi giornalieri
- prolungamento della vita negli animali
Per informazioni più dettagliate sul metabolismo della melatonina fare riferimento alle fonti citate nel testo "Melatonina", di Ray Sahelian distribuito da Tecniche Nuove.
Voglio subito precisare che il Fucus Vesiculosus e' solamente un fattore complementare in un contesto dimagrante omnicomprensivo (dieta+attivita'+integrazione); Il Fucus vesiculosus é un'alga marina bruna che vive in prossimità delle coste rocciose dell'oceano Atlantico e del Pacifico; in particolare quest'alga viene utilizzata per il suo alto contenuto di iodio, sia come iodio inorganico, che legato a proteine o come componente di aminoacidi iodurati. La droga contiene oltre allo iodio, anche mucillagini, quali ad esempio, acido alginico, fucoidina, e laminarina, nonché polifenoli ad azione antibiotica. Lo iodio contenuto é un elemento traccia, la cui azione principale è quella di normalizzare le funzioni della ghiandola tiroidea. Il fabbisogno medio giornaliero (RDA) è di 150 microgrammi. La carenza di Iodio nell'organismo, si riscontra con problemi ricorrenti ai seni paranasali legati ad abbondanti secrezioni di muco, palpitazioni, stanchezza, caduta di capelli, ipercolesterolemia, aumento di peso. In particolare la carenza di iodio provoca ipotiroidismo, un processo autoimmunitario nei confronti della tiroide con effetto distruttivo anziché stimolante (ipertiroidismo), caratterizzato dalla secrezione di un insufficiente quantità di ormoni tiroidei e da sintomi quali affaticamento cronico, apatia, pelle secca, difficoltà a tollerare il freddo, aumento di peso e ingrossamento della tiroide. L'intero organismo contiene mediamente appena 14 mg di iodio: questo elemento traccia, é indispensabile per la formazione di tiroxina, che a sua volta é indispensabile per il mantenimento di un normale metabolismo di tutte le cellule. Si ritiene che l'aumentato apporto di iodio determini un incremento della produzione degli ormoni tiroidei e di conseguenza un aumento del metabolismo basale, che costringe l'organismo a bruciare i grassi di riserva. Le preparazioni a base di fucus, vengono attualmente impiegate nel trattamento di obesità, sovrappeso, disturbi digestivi e per la "purificazione del sangue". L'assunzione di fucus vesiculosus può riportare rapidamente lo Iodio presente, nell'organismo, ai valori ottimali, con conseguente miglioramento generale delle condizioni del soggetto, dovute in particolar modo al corretto funzionamento della ghiandola tiroidea, nonché al migliorato processo metabolico dove lo Iodio svolge importanti funzioni, come la conversione dei carotenoidi in Vitamina A. La fucoidina, contenuta nel fucus, da alcune ricerche si è rivelata in grado di inibire la carcinogenesi chimica nei ratti. Inoltre, l'acido alginico, da alcuni sondaggi giapponesi, sembra possedere proprietà atte a prevenire, o curare l'intossicazione provocata da cadmio. Secondo l'istituto Nazionale della Nutrizione, lo iodio non presenta problemi per valori fino a 10-20 volte i valori dei livelli raccomandati.
E' controindicato in caso di ipertiroidismo.
Benefici effetti dello iodio:
- Mantiene sani pelle, capelli, unghie.
- Protegge la ghiandola tiroidea dalle radiazioni.
- Promuove la normale funzione cellulare.
- Previene il gozzo.
- Promuove la normale funzione della ghiandola tiroidea.
Cellulite: psicologia del trattamento dietetico
Ritengo essenziale introdurre alcune indicazioni di base riguardo la "cellulite"; Stress e alterazioni psicologiche possono essere causa e anche effetto di condizioni cellulitiche mediante vari meccanismi neuro-ormonali. Una spina irritativa meccanica non trova mai una soluzione terapeutica definitiva se non viene rimossa. Anche alcune forme di cellulite-obesità si dimostrano ribelli ai trattamenti e recidivano se la spina psicogena continua a essere presente. Da una parte la molla dell'ambizione e della vanità spinge per una cura dietetica in modo da raggiungere la linea snella ed agile sempre desiderata, d'altra parte ragioni psicogene oppongono profonde resistenze e soltanto gli opportuni provvedimenti psico-terapeutici del caso consentono che regime dietetico e terapia medica possano riportare stabilmente, e non temporaneamente, il peso eccessivo e l'aspetto estetico alla norma. La paziente affetta da cellulite-obesità è spesso convinta che il suo problema sia imputabile all'ereditarietà familiare. La vera causa è raramente genetica, più spesso sono colpevoli i condizionamenti familiari: chi vive in una famiglia di forti mangiatori ha più probabilità di divenire un forte mangiatore; chi vive con genitori che aborrono ogni disciplina sportiva più facilmente sarà anch'essa una sedentaria; una cucina familiare elaborata e ricca di cibi grassi viene pretesa anche da adulti; l'invito genitoriale a mangiare tanto per crescere forti, belli e sani determina da adulti un ritardo della sensazione di sazietà che porta a mangiare di più. L'infiltrato cellulitico adiposo non è un fatale carattere ereditario come il colore dei capelli, la lunghezza del naso o il difetto staturale, ma una disposizione familiare dovuta ad errata abitudine di vita. La paziente affetta da obesità-cellulite è spesso convinta di soffrire di una non ben precisata disfunzione ghiandolare. Se un trattamento dietetico non dà il risultato sperato, l'insuccesso viene attribuito alla sua presunta disfunzione ghiandolare. La convinzione di avere un'obesità di tipo speciale, dovuta alla costituzione o a una ghiandola che non funziona, è un comodo rifugio che permette alla paziente di adagiarsi nell'idea che tutte le diete siano destinate a fallire e che per lei non ci sia soluzione. Sono situazioni psicologiche in cui si rifiuta la realtà per non confessare di essere i principali artefici del proprio disturbo risolvibile, e per sempre, con uno stretto controllo dietetico e una costante buona volontà. La donna con obesità cellulitica è tale perché mangia troppo, e il suo appetito irregolare è imputabile a una componente ansiogena quasi sempre presente, aggravata dal danno estetico che la rende ancora più sensibile e complessata. Se l'ansia e l'instabilità psico-emotiva non vengono curate ed eliminate, nessuna terapia può raggiungere gli scopi prefissi perché la paziente non acquista la sicurezza, la costanza e la fiducia necessarie ad intraprendere una lunga terapia impegnativa basata su un continuo controllo e su una costante applicazione. La paziente comincia le cure e poi le abbandona perché i risultati non sono spettacolari come pensava, i sacrifici sono gravosi e numerosi, il controllo dietetico eccessivo. Si dice che il primo tranquillante dell'uomo è stato un pasto copioso. E infatti più facile sanare l'ansia con la libera scelta quantitativa e qualitativa degli alimenti, piuttosto che soffrire l'aumento dell'insicurezza, dell'instabilità e dell'ansia che la privazione del cibo comporta. In questi casi si rende necessario l'intervento di uno psicologo che appoggi l'opera del dietologo e sostenga psicologicamente la paziente. Alcune pazienti sono frenate dall'intraprendere cure dietetiche perché nel passato queste hanno procurato loro astenia, stanchezza, crampi allo stomaco, senso di svenimento, sudori freddi, nausea, cefalea, vertigini, difficoltà di concentrazione, svogliatezza, tristezza, malumore, malessere ecc. Ogni paziente presenta il suo corteo sintomatologico, ma la soppressione di poche calorie non ne è mai responsabile. È invece la sopressione del tranquillante cibo il fattore scatenante. La paziente deve sapere della possibile insorgenza di nuovi sintomi causati dall'ansia non più soddisfatta dal cibo abbondante e sopportare i primi giorni di cura, a volte anche gravosi. L'esperienza insegna che dopo un breve lasso di tempo il regime dietetico viene sopportato con più facilità e senza ostacolo.
DI MASSIMA i cibi sconsigliati sono:
- cracker, grissini,mollica
- brodi, agnolotti, pasta all'uovo, cannelloni, pizza
- conserve, ragout, salse
- sardine e pesci in scatola
- fritti e scatolame
- selvaggina
- cibi sott'olio, insaccati
- latte fresco intero, mozzarella e formaggi grassi, burro fuso o cucinato
- frutta secca
- dolci
- alcolici
- the' e bevande gassate e non, tipo Coca
- FUMO e caffe'
- vita sedentaria
Ad ogni modo per approfondimenti sulla disciplina dietetica in caso di cellulite: "Vincere la cellulite; come prevenirla e combatterla" di Alberto Lodispoto, ed. Tecniche Nuove