Il ruolo del caffè nell'alimentazione
Generalmente si considera la caffeina come uno stimolante che aiuta a stare svegli ma questa realtà non è mai stata verificata su basi rigorosamente scientifiche.Prescindendo dai numerosi esperimenti in cui ai soggetti venivano somministrate dosi di caffeina relativamente elevate, non si è mai giunti ad una conclusione vera e propria circa gli effetti che questa sostanza produce sul comportamento umano. (63)
Il dottor Harris R. Lieberman tenta di spiegarne la ragione.Nella maggior parte degli esperimenti condotti sino ad ora sono stati somministrati dosaggi molto superiori alle quantità presenti nelle normali consumazioni".Tuttavia, considerando gli elevati dosaggi somministrati si sarebbero dovuti osservare determinati effetti psicologici.
Le ragioni che conducono a questa mancanza di coerenza nelle conclusioni degli studi condotti sugli effetti comportamentali della caffeina, sono molti e vari. In primo luogo gli esperimenti sono stati solo parzialmente condotti in modo omogeneo vale a dire, di volta in volta si sono adottate regole sempre diverse, negando la possibilità di mettere a confronto i risultati ottenuti. In secondo luogo, gli effetti della caffeina sulla vigilanza e/o sull'umore possono essere rilevati solo attraverso test psicometrici scientifici e molto precisi; i tipi di test adottati in fase di sperimentazione, sono stati invece, molto diversi fra loro e non tutti avevano lo stesso grado di precisione. Inoltre l'elaborazione statistica dei risultati non è sempre avvenuta in condizioni ottimali. L'unico dato certo è che la caffeina aumenta l'ansia e la depressione nei pazienti psichiatrici.
A tale conclusione sono giunti i dottore J.F.Greden, P.Fontaine e M.Lubetski, dell'università del Michigan di Ann Arbor, dopo aver osservato che un'alta percentuale di ricoverati nel loro ospedale per sindromi depressivo ansiose risultava forte (più di 750 mg al dì -circa 7-8 tazze di caffè) e media (da 250 a750 grammi al dì) consumatrice di caffeina. Oltre che forti dosi dell'alcaloide del caffè, i depressi consumavano anche forti dosi di tranquillanti minori, sedativi, alcool e sigarette. In molti casi il caffè sarebbe dovuto servire a vincere la sonnolenza data dai tranquillanti ma in effetti i forti consumatori erano generalmente quelli che lamentavano più degli altri ansia, stanchezza e depressione. Gli psichiatri del Michigan suggeriscono un'accurata anamnesi dei depressi per svelare eventuali sintomi di caffeinismo ma non pensano che l'ansia o la depressione da caffè possa manifestarsi anche in persone normali.
In in individuo sano il caffè agisce sui centri nervosi arrecando un generale senso di benessere. Aiuta ad essere maggiormente vigili ed attivi nel lavoro soprattutto in quello che richiede maggiore prontezza di riflessi.
L'azione eccitante della caffeina allontana la sonnolenza, la stanchezza sia fisica che psichica. Potenzia le capacità della memoria e della concentrazione; attenua le cefalee e le emicranie in genere. Tutti questi fenomeni sono comunque soggettivi e variano soprattutto in relazione all'abitudine al caffè.
CONCLUSIONI
Esistono pareri discordi riguardo l'associazione caffè-malattie coronariche pertanto è prematuro affermare che tutte le domande sul caffè, caffeina e malattie cardiovascolari abbiano avuto risposta.
Si è evidenziata una stretta connessione tra il consumo di caffè e l'aumento del tasso di colesterolo totale.
L'effetto ipertensivo del caffè è modesto e di breve durata: scompare in due ore.
In soggetti predisposti la caffeina facilita l'insorgenza di aritmie sopraventricolari.
Il caffè stimola la secrezione gastrica, attiva la produzione della bile e la contrazione della colecisti pertanto assunto dopo il pasto facilita la digestione.
Non esistono prove concrete che il caffè favorisca l'insorgenza di cancro.
Si è dimostrata una modesta relazione tra caffeina e bilancio negativo del calcio.
In gravidanza non è stata dimostrata alcuna relazione tra caffeina e malformazioni fetali.
Negli individui sani il caffè diminuisce la stanchezza, agisce sul tono muscolare, sull'umore, facilita la concentrazione, attenua le cefalee e le emicranie in genere.
Da quanto è stato finora esposto risulta che malgrado i numerosi studi sul caffè non esistono dati certi che questa bevanda rappresenti un fattore determinante nello sviluppo di patologie.
Si può ritenere controindicato il caffè solamente in soggetti affetti da: aritmie cardiache, ipertensione, ipercolesterolemia, gastrite, ulcera gastrica.
Un modesto consumo è riservato alle donne in gravidanza.
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