Energia
(Articolo della Società Italiana della Nutrizione Umana)
IL FABBISOGNO ENERGETICO IN GRAVIDANZA
I migliori esiti per la gravidanza (minore mortalità e morbosità perinatale) si ottengono quando il peso del neonato è compreso tra 3,5 e 4 kg. Il basso peso alla nascita, determinato da un ritardato accrescimento intrauterino del feto o da un parto pretermine determinano un rischio relativo di mortalità neonatale significativamente più elevato (Vittori et al., 1987; National Research Council, 1990). Il peso neonatale è direttamente correlato, oltre che con l'incremento di peso della donna durante la gravidanza, anche con l'IMC della donna all'inizio della gestazione. Ciò implica che l'incremento auspicabile di peso delle gestanti e il loro fabbisogno aggiuntivo di energia devono essere determinati individualmente e differiscono in funzione dell'IMC pre-gravidanza. È quindi importante sottolineare che le donne sottopeso all'inizio della gravidanza necessitano di quantità di energia superiori a quelli delle donne che iniziano la gravidanza in condizioni di peso ottimale o in sovrappeso. Le prime infatti (IMC < 18,5 kg/m2) dovrebbero essere incoraggiate ad aumentare il loro peso di 12,5-18 kg, le normopeso (18,5 kg/m2 < IMC < 25 kg/m2) di 11,4-16 kg (0,5 kg / settimana nel 2° e 3° trimestre) e le sovrappeso (IMC > 25 kg/m2) di 7-11,5 kg. Nelle donne obese (IMC > 30 kg/m2) il guadagno di peso raccomandato è di 7 kg. La gestante con età inferiore a 20 anni dovrà essere incoraggiata al guadagno di peso verso i limiti superiori delle raccomandazioni e la donna di bassa statura (<157 cm) verso i limiti più bassi delle raccomandazioni. Nella gravidanza gemellare il guadagno di peso consigliato è di 16-20,5 kg (750 g/settimana nel 2° e 3° trimestre).
La tabella 15 presenta la stima del fabbisogno energetico necessario per l'incremento ponderale auspicabile per le donne italiane a seconda della condizione di sottopeso, di peso normale o sovrappeso all'inizio della gravidanza. Il calcolo è stato fatto sulla base del costo energetico della sintesi e della deposizione dei nuovi tessuti, dell'incremento del MB e, infine, tenendo conto di una possibile riduzione dell'attività fisica durante la gestazione.
IL FABBISOGNO ENERGETICO DELLA DONNA CHE ALLATTA
Il fabbisogno energetico supplementare legato all'allattamento materno è ovviamente proporzionale alla quantità di latte prodotto. Il valore energetico medio del latte umano è di 65-70 kcal/100 g. Il calcolo del costo energetico della produzione di latte richiede una valutazione dell'efficienza della conversione dell'energia di origine alimentare in energia del latte. Sebbene la Commissione Europea abbia adottato un tasso di efficienza del 97% (Commission of the European Communities, 1993), si è ritenuto che tale proposta non sia sufficientemente supportata da evidenze sperimentali, cosicchè nella presente edizioni dei LARN si è convenuto applicare il tasso di efficienza proposto precedentemente pari all'80%.
La tabella 16 espone le stime del costo energetico aggiuntivo dell'allattamento. Nel calcolo del fabbisogno viene tenuto conto di una perdita media di peso di 0,5 kg/mese nei sei mesi che seguono il parto. Dopo il sesto mese di allattamento, si distinguono le donne che svezzano i propri bambini lentamente da quelle che li svezzano rapidamente.
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