La Psicologia nel Bodybuilding

(di Alessandro Locati BodyBuilding Italia)


"Chiunque pensi che sia sufficiente andare in palestra, alzare i pesi, mangiare certe cose per ottenere risultati, non ha ancora capito la vera essenza del bodybuilding. La cura degli aspetti psicologici di questo sport, il profondo rapporto che lega la mente a tutte le funzioni del corpo è il marchio che contraddistingue il campione." (Giovanni Cianti)

Il grado di riuscita in uno sport dipende dalla capacità di porsi nella giusta direzione mobilitando tutte le energie di corpo e mente; allenamento e pratica in tutte quelle discipline (concentrazione, visualizzazione, training mentale, pianificazione, dietologia, abitudini quotidiane ecc.) che sono in qualche modo collegate alla specialità sportiva.

Per capire la quantità di energia posseduta ad un certo momento dal sistema-uomo , possiamo pensare alla potenza che è in grado di sprigionare in un determinato momento una macchina. Nel caso dell'uomo, questo aspetto può essere compreso in relazione alle variabili di motivazione, attivazione fisiologica e caratteristiche del compito e può essere descritta in termini di quantità di attenzione, quantità di sforzo, quantità di attivazione e capacità del "sistema". Sul livello di prestazione possono incidere; motivazione del soggetto e difficoltà del compito che solitamente interagiscono tra loro in maniere particolari (Yerkes e Dodson). Inoltre la stessa natura dello stimolo è in grado di influenzare (attenzione involontaria) il livello di attivazione responsabile della motivazione (Berlyne); caratteristiche di novità, complessità e incongruenza dello stimolo fornito migliorano lo stato di attivazione ed in definitiva la motivazione verso il compito.

Fino a qui abbiamo parlato di "compito", ora cerchiamo di capire a cosa possiamo riferire tale situazione. Il compito può essere immaginato come l'insieme degli aspetti che conducono al nostro obiettivo. Se l'obiettivo è costruirsi un fisico muscoloso, asciuto, simmetrico ed armonico, il compito di cui si accennava più sopra è il sapersi consapevolmente porsi sulla strada che conduce alla realizzazione di quell'obiettivo. Come dicevo nel paragrafo precedente, mettersi nella giusta direzione non basta, è necessario che tale consapevolezza si integri con una motivazione capace di spingerci giorno dopo giorno verso la meta. Più avanti vedremo come fare, per ora analizziamo l'aspetto più concreto.

Sentire la contrazione muscolare è il primo passo per rendersi consapevoli e mantenere elevata la motivazione.
Ogni volta che eseguiamo un movimento siamo in grado di servirci dei feed-back (informazioni di ritorno) che provengono dal nostro corpo. Queste informazioni, capaci di aiutarci a capire se l'atto è eseguito correttamente, sono sopratutto di tipo propriocettivo ossia percezioni interne relative al movimento che sorge da recettori sensoriali diversi da quelli visivi e uditivi, e dunque che sorge da fonti quali il tatto, la tensione muscolare, l'equilibrio (orecchio interno), le articolazioni e i fusi muscolari (Marteniuk).
Queste propriocezioni si integrano poi con le percezioni esterne provenienti dalla visione del nostro copo nell'ambiente circostante, come quando ci guardiamo allo specchio durante l'esecuzione di un particolare esercizio, o dalla valutazione di una persona esterna che giudichi l'atto che abbiamo eseguito (un buon istruttore dovrebbe saper evidenziare gli errori e saperli comunicare)

Queste fonti di informazione, sopratutto le prime due, stanno alla base dello sviluppo di una buona capacità di rappresentazione del compito che si è deciso di intrapprendere. Si comprende dunque l'importanza di saper intergrare il sitema-corpo con il sistema-mente. Percependo il muscolo che si contrae e osservando la postura assunta durante l'esercizio si è in grado di stabilire uno schema mentale che permetta il realizzarsi della visualizzazione.

La visualizzazione del proprio se corporeo è spesso utilizzata per migliorare le capacità di raggiungere l'obiettivo. Il nostro corpo tende a fare ciò che gli viene chiesto, purchè sappiamo trovare i modi per chiederglielo. Per riuscire a comunicare gli obiettivi al nostro corpo il primo passo è visualizzare l'interlocutore ossia la propria immagine del se corporeo.



La realizzazione del tuo obiettivo inizia con la scoperta, la completa accettazione e lo sviluppo della capacità di esercitare consapevolmente la forza di volontà (volitività). Tale forza si manifesta nel desiderio di successo ed è sostenuta dalla motivazione interiore.

Secondo la Griffith la motivazione non è un fenomeno casuale, ma è l'impegno ad andare nella direzione desiderata spinti da una forte determinazione.
E' dunque indispensabile sapere cosa desideri, più riesci a visualizzare la rappresentazione del desiderio e maggiore sarà la motivazione e la volontà che ti dirigerà verso la sua realizzazione.
Possiamo immaginarci la forza di volontà come un torrente che dispone di una propria energia potenziale che per essere utilizzata va incanalata in una direzione ben precisa.
E.Green sostiene a proposito della volontà, che non appena ci rendiamo conto che non siamo semplicemente vittime del nostro patrimonio genetico, dei condizionamenti e di altre circostanze, la nostra vita comincia a cambiare, cominciamo a rapportarci in mondo diverso alla natura e le cose che visualizziamo cominciano a verificarsi con crescente frequenza. Il nostro corpo tende a fare ciò che gli viene chiesto, purchè sappiamo trovare i modi per chiederglielo.

La chiave stà dunque nell'imparare a parlare al nostro corpo e per far ciò la forza (mentale o fisica che sia) non serve a nulla. Il controllo delle funzioni autonome, responsabili del funzionamento interno del nostro organismo, avviene con l'immaginazione e la visualizzazione dei cambiamenti desiderati durante uno stato di profondo rilassamento.

Bibliografia

 

Yerkes, R.M., Dodson (1908) The relation of strenght ofstimulus to rapidity of habit formation

Berlyne, D.E. (1960) Conflict arousal and curiosity

Marteniuk, R.G. (1956) Information processing in motor skills

Griffith, L.L.. (1983) Women's sports

Green, E.A. (1977) Beyond biofeedback