Traumatologia: Patologie da Sovraccarico
(articolo di Alessandro Locati Bodybuilding Italia Sport & Fitness)
Ginocchio del Saltatore
Si tratta di una gonalgia altamente invalidante per l'atleta, che interessa l'apparato estensore del ginocchio e cioè rotula e tendine rotuleo. Possono essere colpite dalla flogosi il tendine rotuleo e/o le sue inserzioni prossimali e distali.
L'affezione è frequente in tutti gli sport i cui sia presente il salto, gesto che causa una notevole sollecitazione dell'apparato estensore del ginocchio.
La lesione si evidenzia attraverso una sintomatologia dolorosa del ginocchio che insorge in alcuni atteggiamenti base dello sport praticato e precisamente quando gli arti inferiori sono atteggiati in estensione incompleta, sia in posizione di attesa che di caricamento. Tipica è la sintomatologia che compare dopo che il soggetto è rimasto a lungo seduto con il ginocchio flesso: in questa posizione insorge una algia che obbliga il soggetto ad alzarsi e camminare o estendere il ginocchio, per ottenerne la scomparsa.
La palpazione minuziosa con il polpastrello dell'indice, di tutto il contorno della rotula porta alla identificazione di un punto o di una zona dolorosa. Va successivamente esplorato lo spessore e la eventuale dolorabilità alla pressione del tendine rotuleo e della sua inserzione sull'apofisi tibiale; occorre tenere presente che talvolta l'affezione è bilaterale.
I movimenti di estensione della gamba sulla coscia a paziente supino, quindi senza carico, non provocano dolore sia se vengono eseguiti attivamente sia se sono contrastati.
La diagnosi differenziale va posta con: - la sindrome meniscale, la quale presenta una localizzazione del dolore in corrispondenza delle rime articolari interna o esterna ai lati della rotula; - con la apofisite tibiale anteriore, che colpisce gli sportivi più giovani e presenta la elettiva localizzazione del dolore in corrispondenza della apofisi tibiale anteriore stessa.
L'esame radiografico delle ginocchia a confronto deve essere effettuato sia nelle due proiezioni standard, che nelle proiezioni assiali per poter osservare il contorno rotuleo ed i rapporti della superficie femorale con la rotula stessa.
L'esame a raggi molli può essere di grande aiuto nelle tendinopatie rotulee e la xeroradiografia può documentare quadri molto dimostrativi; viceversa nelle flogosi inserzionali della rotula, l'esame radiografico risulta negativo.
L'esame ecografico fornisce ottime indicazioni sulle condizioni del tendine e delle altre componenti articolari e permette il controllo dell'evoluzione della patologia.
Per la patologia descritta non sembra esistere una valida prevenzione, essendo legata alla ripetizione di gesti tipici ed abituali in determinate discipline sportive, che non possono essere eliminati. L'unica possibilità di prevenzione consiste nel curare la perfetta efficienza dell'apparato muscolo-scheletrico e correggere eventuali anomalie di appoggio (piede piatto o cavo, ginocchia valghe o vare ecc.) con plantari dinamici correttivi.
Il trattamento si basa sul riposo atletico, sulla elettroterapia antalgica e sulla jonoforesi con sostanze antiflogistiche. In caso di insuccesso e nelle flogosi inserzionali molto localizzate, è utile l'infiltrazione locale di un preparato cortisonico.
Tendinopatia dell'Achilleo
Il tendine d'Achille è sede di sindromi dolorose che possono andare da una sofferenza occasionale e transitoria, che insorge in genere dopo una lunga marcia effettuata su terreno irregolare e con calzature inadeguate, fino ad un dolore continuo che può insorgere improvvisamente o gradualmente nel corso dell'attività sportiva; quasi tutti gli atleti possono esserne colpiti.
Le diverse localizzazioni e la diversa patologia del tendine d'Achille provocano generalmente la stessa sintomatologia dolorosa.
Il dolore insorge di solito dopo un periodo di allenamento effettuato su terreni duri ovvero se l'atleta ha svolto l'allenamento variando spesso il tipo di terreno. Durante tali allenamenti un cambiamento di ritmo può essere la causa ultima che determina la comparsa del dolore, in genere unilaterale, localizzato sulla porzione media del tendine o sulla sua inserzione calcaneare. Esso diminuisce con il riposo; basta però che il tendine entri in funzione, perché la sintomatologia ricompaia.
L'esame obiettivo si basa sulla palpazione comparativa del tendine che permette di localizzare la sede del dolore e di notare l'eventuale aumento di spessore del tendine in toto.
L'esame radiografico a raggi molli e la xeroradiografia eseguiti comparativamente, possono mettere in evidenza la opacità o la riduzione del triangolo di Kager (spazio di tessuto cellulo-adiposo della forma di un triangolo delimitato anteriormente dal margine osseo della tibia, inferiormente dal calcagno e posteriormente dal tendine d'Achille stesso), o infine l'ispessimento in toto del tendine; anche in questo caso l'esame ecografico può fornire valide indicazioni diagnostiche.
In tale affezione gli esami clinici e strumentali consentono una corretta diagnosi di sede e di natura della patologia.
In tutte le manifestazione patologiche achillee la terapia di elezione è il riposo, che deve essere messo in atto il più precocemente possibile. Oltre al riposo, la fisioterapia (jonoforesi, ultrasuoni ecc.) costituisce un valido aiuto nelle forme infiammatorie (riduzione del triangolo di Kager, borsite achillea). Nelle forme acute può risultare utile una sola infiltrazione di cortisone, che deve effettuarsi in sede peritendinea ed evitando assolutamente di iniettare nel tendine, per prevenire rischi di degenerazione dello stesso.
Quando la sintomatologia dolorosa è ormai cronica, o sia presente l'aumento di spessore del tendine, è consigliabile l'immobilizzazione mediante stivaletto gessato deambulatorio per quattro settimane. Al termine della immobilizzazione è necessaria la graduale e controllata ripresa dell'attività.
Quando si abbia presenza di dolore costante durante la pratica sportiva con intervalli liberi sempre più brevi, ispessimento del tendine e presenza di noduli nel contesto, è consigliabile l'intervento chirurgico, che previene la rottura traumatica del tendine stesso.
Spondilolisi e Spondilolistesi
Per spondilolisi si intende l'interruzione di quella porzione dell'arco vertebrale che unisce l'apofisi articolare superiore a quella inferiore (istmo).
La spondilolistesi è invece lo scivolamento della vertebra (e del tratto del rachide sovrastante) rispetto a quella inferiore; scivolamento consentito proprio dalla lesione istmica che fa perdere alla vertebra il suo ancoraggio posteriore.
La spondilolisi può verificarsi anche per microtraumatismi ripetuti come quelli che si verificano, ad esempio, in alcuni sport nei quali il rachide lombare compie frequenti e forzate iperestensioni (ginnastica, tuffi, sollevamento pesi, lotta, lanci). Le vertebre interessate a questo fenomeno sono, soprattutto, L4 ed L5 e la sintomatologia soggettiva è caratterizzata da episodi recidivanti di lombalgie e lombosciatalgie.
Qualora si sospetti l'esistenza di una spondilolisi occorre far effettuare un esame radiografico del tratto lombo-sacrale della colonna vertebrale in due proiezioni standard (sufficienti ad evidenziare la listesi) ed anche in due proiezioni oblique; in queste proiezioni si rende evidente la lisi dell'istmo.
Il riscontro di una spondilolisi in un atleta richiede una consulenza specialistica ortopedica e medico~sportiva onde instaurare le misure terapeutiche più idonee ed accertare l'idoneità del paziente alla pratica sportiva.
Nelle patologie da sovraccarico funzionale che colpiscono le strutture tendinee, in special modo nelle forme acute, si ottengono ottimi risultati con l'infiltrazione di sostanze antinfiammatorie (FANS e cortisonici) in dosaggi minimi, utilizzando le tecniche della Mesoterapia, perifericamente rispetto al tendine infiammato. La microcircolazione locale garantisce una ottima diffusione delle sostanze iniettate nella zona di lesione ed un elevato effetto farmacologico.
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